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Appello delle Chiese e delle Comunità religiose
in occasione della Domenica e del Sabato dei rifugiati del 16/17 giugno 2012
«Non dimenticate l’ospitalità; poiché alcuni esercitandola, senza saperlo, ospitarono degli angeli.» (Lettera agli Ebrei 13,2)
L’ospitalità è un’arma a doppio taglio. Perché con l’ospite accogliamo in casa uno straniero che non appartiene alla famiglia o alla comunità. Non è quindi possibile escludere il rischio di accogliere la persona sbagliata. E questo rende diffidenti. L’ospite potrebbe addirittura rivelarsi un nemico: conosciamo questo atteggiamento, non del tutto infondato, e tutti facciamo le nostre esperienze, che non sempre sono positive.
Chi non si augura di ospitare degli angeli? Per quanto possano sembrare stranieri, non avremmo nulla da temere. Il verso preso dalla Lettera agli Ebrei si trova nella sezione delle «Raccomandazioni per la quotidianità». Non si tratta quindi degli angeli del Natale, di rappresentazioni teatrali o opere d’arte, bensì degli angeli della vita di tutti i giorni. Non li riconosciamo al primo sguardo, e a volte non li riconosciamo affatto. Non sappiamo quale persona nasconda un angelo in sé. E siccome l’angelo non è visibile nella persona, qualunque essere umano davanti alla nostra porta potrebbe esserlo. Così ogni volta che abbiamo sbattuto la porta in faccia a qualcuno, potremmo aver mandato via un angelo. Anche questo è un rischio – dal punto di vista biblico il più grande e, in assoluto, il più grave.
Si parla molto di come i richiedenti asilo sfruttino la nostra ospitalità, ne abusino e non si comportino come un ospite dovrebbe. Questo può accadere, è il nostro rischio in qualità di ospitanti. Nessuno però parla del fatto che i richiedenti asilo sono angeli che onorano la nostra ospitalità. Questo può accadere, dice la Lettera agli Ebrei, e anche questo è un rischio per chi ospita. Pensare che l’altro possa essere un angelo è anche un modo di andare incontro alle persone straniere. E proprio perché gli angeli non sono riconoscibili, non possiamo fare altro che accogliere la richiesta di ospitalità di ogni essere umano.
Le Chiese e le Comunità religiose si sono impegnate insieme già nel 1985: «Il rispetto e la dignità umana di ogni persona, a prescindere da razza, lingua, religione, sesso o posizione sociale, è uno dei principi del nostro stato e della nostra cultura. Tale principio deve emergere in particolare nel nostro comportamento nei confronti delle persone deboli e svantaggiate, ma anche nei confronti dei richiedenti asilo e dei rifugiati.» (Dalla parte dei rifugiati, 1985)
Vescovo Norbert Brunner, Presidente, Conferenza dei vescovi svizzeri CVS
Gottfried Locher, pasteur, Presidente del Consiglio, Federazione delle Chiese evangeliche della Svizzera FCES
Herbert Winter, Presidente, Federazione svizzera delle comunità israelitiche FSCI
Vescovo Dr. Harald Rein, Chiesa cattolica cristiana svizzera
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